Socio Fondatore Federazione Italiana delle Associazioni di Mediatori Familiari

M.F.S

gloria.mercanti 18/07/2016

VEDI anche ART. 8 REGOLMANTO INTERNO 

Istituzione dei Supervisori Professionali A.I.Me.F.

Successivamente all’iscrizione ad A.I.Me.F. , ogni mediatore familiare deve poter continuare a sviluppare le proprie capacità personali e professionali, anche attraverso incontri di supervisione professionale.

Dal 1 gennaio 2015 è istituito l’elenco dei Supervisori Professionali A.I.Me.F.

Requisiti in possesso dei Supervisori Professionali A.I.Me.F.  

Ogni Supervisore Professionale A.I.Me.F. presente in elenco è in grado di supervisionare mediatori familiari che utilizzino uno qualsiasi dei modelli di Mediazione Familiare presenti ed approvati da A.I.Me.F , anche se diversi dal proprio. Nell’elenco dei Supervisori Professionali A.I.Me.F è ugualmente indicato sia il modello di mediazione familiare che il modello di supervisione professionale adottato da ogni Supervisore Professionale, cosicché gli associati possano trovare sia forme di supervisione professionale, sia il supervisore più adatto alle loro esigenze e affrontare serenamente la loro pratica professionale di successo.

Ogni Supervisore Professionale A.I.Me.F presente in elenco possiede i seguenti requisiti minimi:

- 5 anni di esperienza dopo l’iscrizione all’A.I.Me.F.

- ha mediato almeno 20 casi,

- ha tenuto almeno 100 ore di formazione teorico-pratica in mediazione familiare, e

- ha frequentato il corso propedeutico specifico, comprensivo di test di verifica finale

LINEE GUIDA

Rosa Maria Nicotera – Stefania Sordelli

Quanto segue è il risultato del lavoro di ridefinizione e aggiornamento delle le linee guida relative alla pratica di supervisione A.I.Me.F

Il metodo scelto è stato quello di “ascoltare” le opinioni dei supervisori, ritenendo necessario un lavoro collettivo e condiviso.

Dopo un primo momento di confronto, sono stati realizzati questionari semi- strutturati inviati a tutti i supervisori.

Successivamente alla raccolta dei questionari pervenuti è stata fatta una loro elaborazione ed organizzato un incontro di restituzione e confronto sui risultati.  

Riflessioni generali

La supervisione è considerata uno strumento indispensabile alla buona pratica professionale, non solo a garanzia dei clienti, ma anche al benessere emotivo dei mediatori, la cui cura è condizione per una buona conduzione del percorso. Gli obiettivi della supervisione sono individuabili nella capacità  di fornire gli strumenti indispensabili a sostenere la professione dei mediatori. E’ un intervento di tipo socio-relazionale. L’aderenza ai principi guida della supervisione A.I.Me.F  si arricchisce dei diversi stili di ogni singolo supervisore che traggono origine non solo dalle proprie e diverse esperienze formative e professionali, ma anche dalla struttura della sua personalità, che dovrà essere messe a disposizione dei mediatori per creare una relazione genuina ed empatica, priva di ogni elemento autoreferenziale. I cardini di una corretta supervisione vanno quindi individuati nella competenza e nella autenticità di relazione, per sostenere i soci nell’acquisizione di un proprio stile personale di lavoro. In questo modo, l’intervento diventa un atto generativo che si esprime attraverso il trasferimento di saperi ed esperienze, ma anche di vicinanza emotiva.

Il supervisore sarà pronto a rispondere ai bisogni espressi, consapevole che la “domanda di supervisione” potrà variare, non solo a partire dalla specificità del caso narrato, ma anche dalla “maturità professionale” del mediatore, dal suo modello di riferimento, e dal contesto in cui opera. E’ tenendo conto di tali caratteristiche che dovrà essere pensata la struttura della sessione di supervisione per rispondere alle richieste espresse. A tale proposito dovrebbe essere sollecitato un “approccio consapevole alla supervisione”, (anche nei percorsi formativi). Il  carattere bi-direzionale dell’intervento, infatti,  implica, da parte di chi formula la richiesta, la consapevolezza che, affinché lo strumento possa risultare realmente efficace, siano chiare le  motivazioni che danno   “senso delle domanda”, evitando che il carattere inter-soggettivo della supervisione rimanga su un piano di superficialità puramente contenitivo rispetto a possibili dubbi, emozioni, criticità del percorso, senza offrire un valore aggiunto alla pratica e alla crescita professionale. La supervisione, infatti, non rappresenta uno strumento utile per se’ stesso, ma lo diviene nel momento in cui il professionista che la richiede si impegna a formulare una domanda che faciliti la creazione di una reale alleanza di lavoro. Tale alleanza dovrà prevedere anche la possibilità di ricevere immediati feedback che permettano al supervisore di verificare il proprio operato, correggendo eventuali cadute, anche inconsapevoli, in atteggiamenti giudicanti, pedagogici, frustranti che, colludendo con insicurezze o paure da parte del supervisionato, possano influire negativamente sul suo operato e sulla sua autostima.

La pratica

L’intervento deve essere realizzato secondo un approccio metodologico che implica:

  • Uso di adeguate tecniche di ascolto e accoglienza, comprensione dei bisogni del mediatore, capacità di offrire feed-back costruttivi, privi di ogni valenza valutativa, stimolando autoriflessione sulla prassi di conduzione dei colloqui, sia rispetto ai contenuti che al processo
  • Attenzione alle metodiche seguite, ma anche al benessere dei mediatori, in particolare alle implicazioni che il caso può suscitare a livello di personale coinvolgimento emotivo. 
  • Focalizzazione sul processo e sull’emersione e la comprensione dei bisogni del nucleo familiare, piuttosto che sulla soluzione del caso
  • Sostegno nella buona analisi del caso per evidenziare elementi di criticità e risorse della coppia, anche in riferimento alla tipologia di invio e alle motivazioni espresse
  • Disponibilità per chi lo richiede a fornire informazioni e strumenti per implementare la professione sul proprio territorio anche attraverso la collaborazione in rete con altri professionisti
  • Offerta di strumenti metodologici adeguati ad affrontare casi particolari relativi a conflittualità esasperate o a situazioni che implicano la necessaria comprensione di differenze relative a aggressività e violenza, invitando alla riflessione su modelli di mediazione diversi da quello di riferimento
  • Individuazione di possibili criticità riferibili alla adesione alla deontologia professionale o al pericolo di sovrapporsi o di interferire con altri interventi
  • Accompagnamento ad uno stile personale e autentico di conduzione del percorso
  • Riflessione sul proprio sistema di valori per evitare che le proprie convinzioni influiscano negativamente sull’operato mediativo

Gli obiettivi

L’obiettivo generale si esprime in una funzione di sostegno alla pratica professionale, attraverso la possibilità di continua riflessione sul proprio operato.

In particolare la supervisione deve porsi i seguenti obiettivi:

  • Rinforzare il senso di appartenenza alla categoria professionale, riconoscendo all’ associazione il valore di una comunità di professionisti
  • Permettere di cogliere aspetti della propria personalità che potrebbero interferire negativamente sul percorso di mediazione
  • Aumentare la consapevolezza del proprio ruolo
  • Aiutare nella ricerca di nuove strategie in caso di impasse e rinforzare in momenti di eccessiva autocritica
  • Sostenere nella promozione e nella visibilità della professione e nella diffusione della cultura della Mediazione
  • Prevenire del burn-out
  • Potenziare le risorse e i punti di forza del supervisionato

Supervisione individuale- di gruppo

Sono da considerare valide sia la supervisione individuale che quella di gruppo, la prima più adeguata a permettere una riflessione più intima sull’operato del mediatore in relazione a eventuali risonanze emotive prodotte dalla narrazione che potrebbero pregiudicare l’efficacia della pratica. La supervisione di gruppo risulta più idonea a favorire il confronto e il trasferimento di strumenti ed esperienze.

Dal punto di vista metodologico, nel caso della dimensione gruppale, il supervisore dovrà agire anche da facilitatore, prevenendo possibili atteggiamenti valutativi/competitivi da parte dei partecipanti. In questo senso è importante prevedere un momento di apertura della sessione, per creare un clima di fiducia e affidamento reciproco, e di conclusione con la verifica che tutti gli argomenti portati siano stati trattati.

La partecipazione ai gruppi di supervisione è da considerarsi un momento di crescita professionale che va sollecitato e valorizzato, anche per chi non ha casi di mediazione da proporre.

I gruppi dovranno prevedere un max di 12 partecipanti

Ai fini delle certificazioni saranno considerate valide sia le supervisioni in presenza che quelle in remoto.

La supervisione ha la stessa rilevanza sia se organizzata a livello locale che nazionale con caratteristiche diverse che specificano i due tipi di interventi.

Supervisione locale:

  • Rapporto diretto contestuale in rete con istituzioni, professionisti, etc.
  • Comoda, economica più semplice da organizzare anche in presenza
  • Favorisce il lavoro in equipe in particolare nel contesto pubblico e a contatto con l’ “alta conflittualità”

Supervisione a livello nazionale:

  • Esperienze diverse da condividere
  • Tessitura di reti professionali a livello macro
  • Ricchezza di contributi
  • Possibilità di scegliere fra più proposte soprattutto per i territori sguarniti di supervisori
  • Esperienze comunitarie più ricche culturalmente
  • Osmosi di vissuti diversi fra persone provenienti da contesti diversi
  • Più libertà nella scelta del supervisore

Aggiornamento professionale supervisori

Pur non prevedendo una quantità specifica di ore da rendere obbligatorie è da raccomandare la partecipazione a gruppi di autoformazione e confronto su argomenti relativi a:

  • Apprendimento emotivo
  • Apprendimento informativo
  • Competenze legislative
  • Scambio di apprendimenti – competenze
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